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Diana La Pasticceria dal 1991 


Corso Garibaldi 50, Pordenone

Aperto dal lunedì al venerdì, dalle 7.00 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30 

sabato dalle 7.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30

domenica dalle 7.00 alle 13.00

Giorno di chiusura: martedì

Tel. 0434 521489

DIANA LA PASTICCERIA DAL 1991

Partner: Luca Diana

Corso Garibaldi 50, Pordenone

tel 0434 521489

https://www.instagram.com/farinapetra/
Diana-La-Pasticceria-Dal-1991/247852075317435
Il suo credo? L'artigianalità. Ed è fiero di comunicarla al mondo. Tant’è che sia sull’homepage del sito che su una parete del locale appare il suo quadro-manifesto d’intenti. Con tutti gli ingredienti in bella mostra. “Sì, io non scendo a compromessi. Sono un po’ talebano”, dichiara orgoglioso Luca Diana, patron di un’insegna che porta il suo cognome a Pordenone: Diana La Pasticceria. Una determinazione e uno spessore frutto di anni e anni di lavoro, impegno, ricerca, sperimentazione, curiosità, caparbietà, passione. Lì, nel laboratorio, fin dai tempi di papà Luciano. Ma anche in giro per l’Italia, a imparare dai grandi maestri l’arte del cioccolato, del lievitato, della canditura e della confetteria.

Un’integrità professionale raggiunta grazie a un obiettivo preciso: creare delizie genuine dalla spiccata cifra stilistica, capaci di utilizzare solo ed esclusivamente materie prime di assoluta qualità. Provenienti da vicino o da un po’ più lontano. Puntando sempre all’eccellenza, nella massima valorizzazione della biodiversità. Vedi le farine macinate a pietra firmate Petra, di Vighizzolo d’Este; le uova allevate a terra dell’azienda agricola trevigiana Il Becco Giallo; il burro fresco di alta qualità; il miele di montagna dell’Apicoltura Avianese; l’extravergine d’oliva del Lago Trasimeno. E ancora, la vaniglia di Tahiti, il cioccolato Valrhona, le mandorle siciliane, la nocciola tonda gentile della cuneese Cascina Valcrosa, le noci e l’uvetta bio equosolidale della cooperativa Chico Mendes, i canditi (di arancia, cedro e mela) elaborati homemade e l’orzo antico parmense di Claudio Grossi.

“Lo uso, insieme a Petra 5 e 9, per fare la torta dell’amicizia”, spiega Luca. Una sorta di sbrisolona dalla frolla rustica, proposta anche in versione pistacchio e limone e cioccolato e arancia. E il Friuli? C’è, eccome. Espresso nel babà, che contempla una bagna alla grappa (e un pochino di rum) e l’orzo antico nell’impasto. “A ricordare l’abitudine tutta locale di sposare il caffè, anche d’orzo, alla grappa”, precisa Luca. Che intanto collabora attivamente proprio con le distillerie Camel di Povoletto (in provincia di Udine), sezione vocata alla pasticceria della maison Bepi Tosolini. E Friuli addicted è anche la fugassa, messa a punto con lievito madre, orzo e Petra 9. Mentre è Petra 5 a entrare nella ricetta della crema pasticciera. Che Diana utilizza per farcire bignè, cannoncini e fragranti croissant per la colazione, nonché torte moderne e classiche, come la millefoglie, la diplomatica e la crostata di frutta. Una produzione accurata, che non dimentica mignon, biscotteria e cioccolato. Sublimato in praline e inebrianti “liquorini”: bon bon dal cuor di liquore o infuso… fatto in casa, naturalmente.  

Una pasticceria contemporanea dall’anima solida, in cui l’accoglienza è fondamentale. E la moglie di Luca, Monica, è una perfetta padrona di casa.
Mentre lui insegna pure nelle scuole professionali del settore, ha pubblicato un libro (edito da De Bastiani) dal titolo Pasticcere a casa tua ed è sommelier professionista. Pronto a elargire i giusti consigli sull’abbinamento dolci e vino.
Il suo credo? L'artigianalità. Ed è fiero di comunicarla al mondo. Tant’è che sia sull’homepage del sito che su una parete del locale appare il suo quadro-manifesto d’intenti. Con tutti gli ingredienti in bella mostra. “Sì, io non scendo a compromessi. Sono un po’ talebano”, dichiara orgoglioso Luca Diana, patron di un’insegna che porta il suo cognome a Pordenone: Diana La Pasticceria. Una determinazione e uno spessore frutto di anni e anni di lavoro, impegno, ricerca, sperimentazione, curiosità, caparbietà, passione. Lì, nel laboratorio, fin dai tempi di papà Luciano. Ma anche in giro per l’Italia, a imparare dai grandi maestri l’arte del cioccolato, del lievitato, della canditura e della confetteria.

Un’integrità professionale raggiunta grazie a un obiettivo preciso: creare delizie genuine dalla spiccata cifra stilistica, capaci di utilizzare solo ed esclusivamente materie prime di assoluta qualità. Provenienti da vicino o da un po’ più lontano. Puntando sempre all’eccellenza, nella massima valorizzazione della biodiversità. Vedi le farine macinate a pietra firmate Petra, di Vighizzolo d’Este; le uova allevate a terra dell’azienda agricola trevigiana Il Becco Giallo; il burro fresco di alta qualità; il miele di montagna dell’Apicoltura Avianese; l’extravergine d’oliva del Lago Trasimeno. E ancora, la vaniglia di Tahiti, il cioccolato Valrhona, le mandorle siciliane, la nocciola tonda gentile della cuneese Cascina Valcrosa, le noci e l’uvetta bio equosolidale della cooperativa Chico Mendes, i canditi (di arancia, cedro e mela) elaborati homemade e l’orzo antico parmense di Claudio Grossi.

“Lo uso, insieme a Petra 5 e 9, per fare la torta dell’amicizia”, spiega Luca. Una sorta di sbrisolona dalla frolla rustica, proposta anche in versione pistacchio e limone e cioccolato e arancia. E il Friuli? C’è, eccome. Espresso nel babà, che contempla una bagna alla grappa (e un pochino di rum) e l’orzo antico nell’impasto. “A ricordare l’abitudine tutta locale di sposare il caffè, anche d’orzo, alla grappa”, precisa Luca. Che intanto collabora attivamente proprio con le distillerie Camel di Povoletto (in provincia di Udine), sezione vocata alla pasticceria della maison Bepi Tosolini. E Friuli addicted è anche la fugassa, messa a punto con lievito madre, orzo e Petra 9. Mentre è Petra 5 a entrare nella ricetta della crema pasticciera. Che Diana utilizza per farcire bignè, cannoncini e fragranti croissant per la colazione, nonché torte moderne e classiche, come la millefoglie, la diplomatica e la crostata di frutta. Una produzione accurata, che non dimentica mignon, biscotteria e cioccolato. Sublimato in praline e inebrianti “liquorini”: bon bon dal cuor di liquore o infuso… fatto in casa, naturalmente.  

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