Adora i social, ma sa perfettamente plasmare la materia. È appassionato di Internet - il suo sito web se l’è costruito da solo -, ma sa lavorare a meraviglia le farine. Perché le conosce bene. “Anzi, le farine Petra le ho proprio conosciute sul web. È stato amore a prima vista. Le ho persino utilizzate per partecipare a un concorso. Che poi ho vinto”, dichiara soddisfatto Franco Aliano. Millesimo 1981, radici a Siracusa, una laurea in Marketing e Comunicazione all’Università degli Studi di Messina, una formazione all’Università della Pizza di Vighizzolo d’Este e un presente al timone di Agorà pizza & food, in quel di Solarino. Un locale ospitato in quella che fu una chiesa. Ora sconsacrata, per esser devota agli impasti. “Il nome agorà vuole evocare il senso conviviale del posto. Abbiamo una veranda con un centinaio di posti. Mentre all’interno contiamo 75 coperti nella sala grande e 50 in quella più piccola”, prosegue Franco. Orgoglioso della sua insegna, aperta nel 2012 insieme al padre Francesco. “Sono figlio di ristoratori. I miei hanno gestito per molti anni un ristorante a San Bartolomeo al Mare, in Liguria. Fu lì che iniziai a vedere mio padre impastare. Poi siamo tornati qui in Sicilia. E papà, con mamma Giuseppina in cucina, diede forma al ristorante Arc en Ciel. Proprio a Solarino. Ricordo che per portare le pizze sul soppalco usavamo un ascensore”, racconta Aliano junior. Che nel 2015 ha il suo momento upgrade. “È l’anno in cui ho dato vita al mio lievito madre. Sia in forma solida che liquida. All’inizio non ci credevo molto, ma ora ho fede in lui”, precisa Franco. Che lavora con la biga, prediligendo le farine Petra 1, Petra 3, Petra 9 e Petra 5063 (la Special). “La mia è una pizza natural style. Che ha il volume, l’ariosità e il cornicione ben pronunciato, caratteristici della napoletana, ma che vanta la croccantezza di una romana”, svela il pizzaiolo. Che ha studiato pure una pizza in pala, una pizza al padellino da degustazione e una pizza senza glutine. “Per lei, ovviamente, ho un’impastatrice e un forno dedicati”. E poi? Fa i pizzoli. Tipici di Sortino, ma diffusi nel Siracusano. “Si tratta di un impasto tirato sino a 32 centimetri di diametro. Così da risultare sottile sottile. Si condisce con parmigiano, olio e origano. E, a tre quarti di cottura, si spacca in due e si farcisce con vari ingredienti”, spiega il lievitista. Che presenta pure i pizzoli dolci. Con crema di pistacchio, ricotta, miele e zucchero a velo. Non tradendo i vota vota. “Significa gira gira. Vantano origini modicane. In pratica, l’impasto viene allungato, come fosse un filoncino. Punzecchiato, girato e rigirato su se stesso, e poi condito con mozzarella, porchetta e olive nere, ad esempio”. Invece, la pizza cult è la Iblea: con il fiordilatte di un caseificio artigianale di Ortigia, la mortadella d’asina di Chiaramonte Gulfi, il pesto di pistacchio di Bronte, l’origano e la mozzarella di bufala a crudo. “La prendo proprio da un’azienda locale. Cerco sempre di dar voce ai produttori del territorio. Continuando il lavoro intrapreso da mio padre”.