È felice. E sa rendere felici gli altri. Sfornando pizze all’Happy Face. “Sì, i titolari amano dare ai loro locali nomi allegri, gioiosi e divertenti”, racconta Mario Mastrangelo. Salernitano di Polla (ma cresciuto a San Pietro al Tanagro), pizzaiolo di professione e di stanza a Londra. “Ho iniziato facendo il cameriere in Campania. Ma ho sempre amato far la pizza. Così mi sono specializzato all’Accademia Pizzaioli di Portogruaro”, spiega lui. Che nel 2013 decide di volare nella City oltremanica, per poi far tappa a Sidney nel 2015. Mettendo sempre le mani in pasta. “Persino a casa ho il forno a legna e uso le farine Petra”, ribadisce Mario. Ma il richiamo del Tamigi si fa sentire. E lui torna a Londra. “Nel 2018 cercavano un head chef per Happy Face, ed eccomi qua”. Un locale luminoso, giovane e scattante Happy Face. Tuffato nel dinamico e iper riqualificato quartiere di King’s Cross, a due passi dal Regent’s Canal. “È una zona in costante crescita e in perenne evoluzione. Stanno nascendo moltissimi building intorno”, spiega lui. Descrivendo un’area crossover, stimolante e volitiva. Nutrita da piazze, giardini, negozi, ristoranti, spazi culturali e artistici. Basti pensare che al floor superiore della pizzeria vi è un cinema e al piano inferiore se ne sta il cocktail bar Supermax, altra insegna della proprietà. Che può contare anche sullo Spiritland, regno di musica, drink e food, ospitato in Coal Drops Yard: frutto dell’illuminata riconversione di due grandi magazzini di carbone risalenti all’epoca vittoriana. Intanto Mastrangelo propone la sua pizza, anche in abbinata ai cocktail. “Si avvicina allo stile napoletano, però è un poco più croccante. L’impasto lo preparo con la farina Petra 5037, la Unica, e lo cuocio in un forno a gas completamente a vista. Perché da noi tutto è fluido e interconnesso”. Fra gli highlights? Le pizze iconiche, come la Margherita e la Marinara, la Prosciutto e Funghi e la Peperoni, nonché quelle con pomodoro e melanzane, salsiccia e friarielli. Non dimenticando la Sebastiano, con carciofi, acciughe, olive nere, scorza di limone e prezzemolo. “La feci assaggiare a un amico dei proprietari. Gli piacque e la battezzai col suo nome”, confessa il pizzaiolo. Che intende introdurre la pizza in teglia alla romana ad alta idratazione. Anche con Petra 1 e Petra 9. “Gli inglesi sono un po’ abitudinari. Ma pian piano li incuriosiamo e li educhiamo ad assaggiare qualcosa di diverso. E poi qui è pieno di uffici e il trancio è ideale per uno pranzo veloce o uno spuntino del pomeriggio”.