Non c’entrano né la crescenza né la pasta crescente. Crescenzio era il nonno di José Parise. Che, con il compagno Davide Palermo, ha voluto ridar voce a una realtà avviata a Giarre negli anni Ottanta-Novanta. Prima, come polleria. In seguito, come pizzeria d’asporto. Poi? La chiusura. “Perché tutte le gestioni successive sono state un vero fallimento”, dichiara la dinamica e determinata José (classe ’88). “Ma il legame sentimentale con questo posto era forte. Così qualche anno fa dissi a Davide: perché non ci mettiamo in gioco con la pizza? E la risposta fu un secco no”. Ma José non demorde e rincalza. “L’anno successivo riformulo la domanda e questa volta la risposta è sì”. Fatto sta che La Bottega di Crescenzio nasce (e rinasce) nel 2016. Con una filosofia ben precisa. Anni luce dall’idea del pizzaiolo in maglietta. “O peggio ancora in canottiera”, tiene a puntualizzare Davide (annata ’84). La filosofia è infatti quella di una pizza di eccellenza. Sì prêt-à-porter, ma da portare alla tavola di casa. Per poi essere assaporata in tutta calma. Il messaggio è chiaro. Sin dalla modalità del servizio. Vedi la pizza con rucola e provola ragusana, che presenta a parte (e non sopra) il prosciutto crudo di suino nero dei Nebrodi. E vedi anche la pizza con fiordilatte, pecorino pepato, coppa di suino nero dei Nebrodi e miele di melata di ape nera sicula. “Ecco, il vasetto lo mettiamo a lato, a corredo della pizza”, precisa Davide. Ricordando anche la pizza più richiesta: la rustica Fumé, con mozzarella, provola affumicata, patate al forno, guanciale e cipolletta fresca. “Ma le pizze cambiano a seconda del periodo e della stagione. Ogni volta le appuntiamo sulle lavagnette”, aggiunge José. Invece l’impasto è iper codificato: un blend di Petra 5037 (Unica), Petraviva HP e semola rimacinata di grano duro. Per una pizza tonda all’italiana da 33 centimetri di diametro. “Certo, noi indichiamo la prassi da seguire, gli step, i passaggi, le temperature. Tutto è protocollato con assoluta attenzione. Pur lasciando al pizzaiolo la possibilità di esprimere la propria personalità e la propria professionalità. Anzi, noi teniamo moltissimo alla condivisione del progetto. E investiamo nella formazione”, continua José, da brava imprenditrice qual è. “Persino io ho seguito e seguo dei corsi. Per essere aggiornato su tutto”, ribadisce Davide. Che affida gli impasti a Carmelo Cannavò. Ma il termine bottega? Sta a rimarcare il valore territoriale e artigianale dell’insegna. Un punto di riferimento locale per l’alta qualità. Che raddoppia grazie all’altra insegna dei due giovani imprenditori: Crescenzio - Pizzeria a Tavola. A Riposto, sempre nel Catanese.