“La mia è stata una scommessa. Non ci credeva nessuno che a mille metri, in un locale disperso nel nulla e in un paesino di cinquemila anime potessi riuscire a fare quel che ho fatto. E invece la mia è stata una sfida vinta”, dichiara orgoglioso Matteo Ceschi. Trentino doc, millesimo 1978 e deus ex machina di una pizzeria a Miola, frazione di Baselga di Piné: La Talpa 3.0. Evoluzione di una realtà avviata nel 1964 proprio dai genitori di Matteo. “Per tanti anni è sempre stato un bar-tabacchi con annesso bed & breakfast. Qui non facevamo ristorazione, anche se mio padre aveva altri locali. Poi, nel 1998 aprii la mia partita iva. E nel 2005 ristrutturai tutto, facendo un investimento importante. Nacque così il pub La Talpa. Poi, nel 2015, iniziai a fare le pizze. Così, giusto per accompagnare l’aperitivo. Sino alla trasformazione totale. Anche grazie a una serie di corsi e master di approfondimento in tutta Italia. Da Vighizzolo d’Este a Taranto, passando per Roma e Napoli. A tu per tu con i più importanti esponenti della pizza italiana”. Così Ceschi cresce professionalmente. E riesce a creare un prodotto profondamente identitario. “La mia è una pizza canotto. In stile casertano. Esplosiva, vigorosa, carica, energica, esuberante. Al solo vederla in foto ti vien voglia di mangiarla”, spiega il pizzaiolo. Che, partito dal fare due pizzette per gioco, ora sforna à gogo. “Ho addirittura tre forni. Due a legna e uno elettrico. E durante il lockdown ho messo subito a punto un e-commerce che è andato benissimo”, continua lui. Facendo focus su asporto e delivery. Con consegne giornaliere organizzate per zone. “Sono arrivato ovunque in Trentino. Coprendo un raggio di cento chilometri. E raggiungendo persino Bolzano. È stata un’opportunità per farci meglio conoscere sul territorio”. E il territorio finisce sulla sua pizza. Figlia della farina Petra 0102 HP, la Petraviva high performance. “È la farina perfetta, come piace a me”, dice Matteo. Che completa la signature Talpa con luganega trentina, finferli, speck, pomodoro e fiordilatte. Mentre la Stracciolosa inanella stracciatella di burrata e prosciutto di Parma stagionato 24 mesi. “Perché se ci credi e lavori bene, il cliente viene da te. Anche se sei in un locale lontano da tutto e da tutti”. Un locale che da sempre si chiama così, per via del suo essere un po’ nascosto, e per il fatto di sembrare scavato nella terra. “Ora ci siamo voluti allargare. Aprendo una sala al piano superiore, e arredandola con legno antico. Ora contiamo un centinaio di coperti. A cui se ne aggiungono altri cinquanta nel dehors”, spiega Ceschi. Che ha mantenuto otto camere nel b&b e che ha molti progetti in mente. “Abbiamo preso il palazzo a fianco. Lo collegheremo alla pizzeria con un piccolo ponte ligneo sospeso. Lì faremo il nostro laboratorio, dove produrremo gli impasti e tutta la friggitoria napoletana. Ma costruiremo pure una cantina suggestiva, fra sassi e led. Con tanto di saletta dove poter cenare. Per abbinare la pizza ai grandi vini. Dal Dom Pérignon al Sassicaia. Del resto, devi sempre fare quello che gli altri non hanno ancora fatto”.